Carmine Giordano (foto Martina Visicale)
Carmine Giordano (foto Martina Visicale)

Nel Siracusa che torna alla vittoria in maniera rotonda e convincente, c'è un aspetto che più di tanti altri vale la pena sottolineare. Perché non un fatto scontato, quando oggi si parla di attaccamento alla maglia e dunque alla causa, in un calcio che guarda più al portafoglio che ai valori e ai sentimenti. Non così per uno come Carmine Giordano, arrivato a Siracusa 12 anni fa, città dalla quale non se n'è più andato, nemmeno quando per tre stagioni la società dovette ricominciare tutto da capo con l'allora proprietà dei Cutrufo e con il jolly napoletano (40 anni lo scorso 20 marzo) costretto a giocare fra Trapani e Gavorrano. Il legame con il capoluogo aretuseo rimase e quando il Siracusa si ritrovò in Serie D, Giordano tornò di corsa e da allora non se n'è andato più, decidendo - anche in Eccellenza - di chiudere la carriera (quando deciderà di farlo) in azzurro.

Dall'esordio nel 2010 quando il Siracusa fu ripescato in Prima divisione a domenica contro il Comiso, Giordano ha celebrato (e con esso anche la società che ha reso omaggio al capitano) quota 200 presenze in azzurro. “Sono contento per questo traguardo – le sue parole - ma soprattutto per la vittoria. Il salvataggio sulla linea? Sono stato bravo e fortunato. Ho riscattato così quell’errore del primo tempo in cui ho sbagliato a dare la palla al compagno che, pressato, ha perso il possesso e da lì è arrivato il gol del pareggio del Comiso. A parte questi due episodi, abbiamo rischiato poco. Non è facile comunque affrontare squadre che stanno rintanate nella propria metà campo per poi ripartire. Ci siamo presi i tre punti, ma sappiamo che dobbiamo migliorare”.
 


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