Il pallone torna a sgonfiarsi nel calcio dilettantistico siciliano ed è l'ennesima sconfitta di chi, ogni anno programma e opera, prepara e investe, coordina e sogna. Già perché a queste latitudini il calcio di casa nostra è vissuto ancora o quasi come un sogno, di chi ha solo voglia di evadere dalla quotidianità per correre dietro a un pallone e condividere esperienze di vita e di sport con società, tifosi e ovviamente compagni di squadra.

Purtroppo, però, la storia si ripete. Troppo frequentemente e l'ultimo caso in ordine temporale è quello dell'Aci Sant'Antonio, lo scorso anno protagonista ai play off del girone B di Eccellenza, oggi invece appena defilatosi da un torneo che aveva già espresso segnali di “insofferenza”. Prima l'Atletico Catania (che dopo aver mandato in campo i propri tifosi, successivamente ha raggruppato una serie di ragazzi pur di mantenere il titolo in vita) adesso l'Aci Sant'Antonio. Che dopo due rinunce sarà escluso, con conseguente annullamento delle precedenti sfide disputate, già con situazioni critiche prima di esplodere nel definitivo diniego di oggi pomeriggio quando gli acesi sarebbero dovuti scendere in campo per il recupero della seconda di campionato contro il Palazzolo. Ad inizio campionato situazione analoga si era verificata anche ad Ispica, salvo poi riuscire a rimettere la situazione in ordine. 

Il punto adesso è, per l'ennesima stagione: quale credibilità potrà mai avere un torneo che ha visto già gare falsate e società che probabilmente questa estate non dovevano nemmeno trovarsi ai nastri di partenza? Non sarebbe forse opportuno che anche nei dilettanti si effettuino verifiche più accurate come nei professionisti, prima di andare incontro a situazioni che si ripetono con troppa frequenza? Il calcio è diventato quasi inaccessibile oramai per tanti imprenditori che vorrebbero provarci e lo specchio di questa crisi, forse più di altri anni, la si è avuta questa estate con l'addio ai Pro del Chievo, società-modello per decenni perché rappresentante un quartiere di Verona che arrivò anche in Europa con un vivaio florido e un centro sportivo all'avanguardia. Salvo poi dare forfait questa estate perché certi costi non si possono più sostenere. Figuriamoci nei dilettanti dove non esistono introiti ma solo investimenti a perdere. E allora ha senso ripartire ogni anno senza certezze assolute e la necessaria regolarità di questi campionati? A voi l'ardua sentenza.


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