Siracusa e Reggina, il duello prosegue anche fuori campo. Le due formazioni, distanziate di un solo punto a due giornate dal termine del campionato di Serie D, sono protagoniste di un testa a testa entusiasmante nel rettangolo di gioco. Ma qualcuno, però, fuori dal campo non è esattamente campione di fair play. Anzi. Giorni fa il direttore generale reggino Giuseppe Praticò non mancò di fare allusioni a presunti favori arbitrali per il Siracusa, adesso è stato addirittura il sindaco Falcomatà a intervenire, non mostrando esattamente quanto un primo cittadino dovrebbe fare. E cioè invitare ad abbassare i toni.

Per questo motivo, doverosa è stata la replica del primo cittadino di Siracusa, Francesco Italia: "In un momento delicato del campionato, ritengo doveroso esprimere pubblicamente il mio disappunto per le recenti dichiarazioni rilasciate dal collega Falcomatà in merito a presunti condizionamenti arbitrali nella corsa alla promozione del proprio club cittadino".

"Ogni rappresentante delle istituzioni ha il dovere di difendere la trasparenza, la correttezza e il rispetto delle regole, soprattutto quando si parla di sport, che è e deve restare uno spazio educativo, inclusivo, fondato sul merito e sulla lealtà".

"Espressioni che lasciano intendere pressioni sugli arbitri o tentativi di orientare l’esito di una competizione calcistica, sono inaccettabili e rischiano di compromettere la serenità del campionato e il lavoro di tanti atleti, dirigenti e tifosi".
"Il ruolo di un sindaco non è quello di alimentare sospetti, ma di contribuire a un clima costruttivo e rispettoso delle istituzioni sportive".

"Mi auguro che la parte finale del campionato possa svolgersi in un clima sereno, nel pieno rispetto della sportività, senza interferenze o tentativi malcelati di influenzare quanto dovrebbe essere deciso soltanto dal campo. Se poi vogliamo guardare anche ai risultati in campo, il Siracusa ha sconfitto la squadra del collega cinque volte su cinque negli ultimi due anni. E tutto ciò, senza considerare il ritiro dell’Akragas, perché se non fosse avvenuto non so oggi a cosa il collega potrebbe appigliarsi".


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